EDIZIONE 2012
UNIVERSITÀ DI ROMA TOR VERGATA, LETTERE E FILOSOFIA – VIA COLUMBIA 1
AULA MOSCATI (EDIFICIO B, I PIANO)
Modera G. Gaetano Castorina (Sapienza Università di Roma)
ore 10.00
Introdurranno i lavori Maria Pia Ercolini (presidente del gruppo di Toponomastica femminile) e Laura Silvestri (presidente del CPO – Comitato Pari Opportunità dell’Università di Roma Tor Vergata)
Carmela Morabito (carmela.morabito@uniroma2.it): “Lingua di genere e alterazioni cerebrali organiche e funzionali: una provocazione?”
Louis Begioni (begionilo@voila.com): “Nomi di professione al bivio: un bilancio della la riforma francese”
Manuela Cipri (manuela.cipri@uniroma1.it): “Confissi e identità di genere in prospettiva eurolinguistica”
La riflessione si fonda sul presupposto che l’identità sessuale ha da sempre coinvolto la vita, gli usi, le leggi, le relazioni tra le persone, ma anche e soprattutto la lingua. La parità tra donne e uomini è un argomento che suscita forti emozioni e dibattiti sul piano politico, ideologico, etico, e a proposito del quale, oggi come non mai, la scelta delle parole non è neutra, ma ha una fortissima valenza culturale. Oggi sempre meno si identificano nella parola genere le identità sessuali ma si parla solo di discriminazioni fondate sul sesso e di orientamento sessuale. La comunicazione deve tener conto dei cambiamenti e in ogni caso non usare termini ambigui, obsoleti o che possono presentarsi a interpretazioni negative e scorrette. Molti termini del lessico comune risultano essere fortemente maschilisti al mondo femminile, che tende a considerare la grammatica e la lessicografia tradizionale “as ethnocentric white patriarchal restructuring of language”. La preferenza per gli elementi neutri del linguaggio anglosassone, ma anche europeo, ha esempi significativi nella diffusione di person e people, in composti come ombudsperson (‘difensore civico’) in luogo di ombudsman, oppure layperson e laypeople (in luogo di laymen), così come chairperson (‘presidentessa, presidente di un’assemblea’) al posto di chairman. Attraverso l’utilizzo di strumenti quali l’Indice di Diffusione Europea e Internazionale (IDE e IDI) o l’Indice di Trasparenza e Comprensibilità Internazionale (ITCI) si cercherà di far emergere quanto sia importante l’appartenenza a eurofamiglie lessicali e di evidenziare le componenti internazionali e trasparenti per una comunicazione corretta ed efficace, che partendo dal passato arriva ai nostri giorni.
Angolo giovani
Caterina Lidano: “Trans-tour: viaggio alla ricerca del sesso perduto”
Contrariamente a quanto radicato nell’opinione comune e rappresentato dai mass media, l’identità sessuale dell’essere umano è multicomponenziale ed eterogenea, non riducibile a un sistema binario. Parlare di genere, allora, non può significare parlare solo del maschile e del femminile.
Nell’ambito di una più generale riflessione sull’esistenza, esplicita o meno, di contenuti sessisti nelle produzioni mediatiche italiane, si è cercato di capire in che modo l’identità transessuale sia stata rappresentata in concomitanza dell’emergere dello “Scandalo Marrazzo”.
Giulia Bernabei: “‘Più donna non si può!’ Poche semplici regole per una vera Regina… della casa”
Ognuno di noi organizza le proprie conoscenze, riguardo una particolare categoria, secondo uno schema gerarchico in cui conserva le caratteristiche principali e quelle variabili. Cerchiamo di indagare quali modelli la pubblicità ha proposto e continua proporre riguardo la donna e le sue caratteristiche. In particolare ci soffermiamo ad analizzare gli spot dei prodotti per la cura della casa.
Sezione fotografica
Presiede Alberto Sagredo Manodori (Università di Roma Tor Vergata)
Cristiano Corsini e Pierluigi Vaglioni (fotografi invitati): “Occhio che guarda… corpo che duole”
°°° Ore 13.30 Pausa pranzo °°°
Ore 15.00
I vincitori del concorso fotografico: Fabio Campanile e Fabiana De Rossi
Enzo Caffarelli (ecafrion@tin.it): “Finimola e Orcibasta a Lufthansa e Nicorette. Semantica diacronica del nome proprio femminile e scelte di genere”
In che cosa differiscono i nomi personali femminili dai maschili? Nella morfologia, per l’uso di suffissi diminutivi e vezzeggiativi; nella fonetica, per il maggior uso di forme accorciate (ipocoristici); nella motivazione, per la maggiore libertà di sperimentare forme originali, straniere, stravaganti e portatrici di messaggi familiari, da nomi medievali come Soverchia, Orcibasta e Finimola (anche ottocentesco) a nomi contemporanei quali Lufhtansa, Nicorette o Chanel che riproducono, consapevolmente o no, marchi commerciali. Nell’àmbito dei nomi di famiglia le donne per secoli sono passate dal nome paterno a quello del coniuge, acquisendo in molte lingue (ma anche nei dialetti italiani) una particolare marca morfologica indicante l’appartenenza onomastica al marito. Nel campo delle dedicazioni locali (toponimi e odonimi) la presenza di personaggi femminili è irrisoria. Anche tra i nomi di oggetti, veicoli, esercizi commerciali e prodotti industriali esiste un’onomastica legata al genere…
Lorenzo Gasparrini (lorenzo.gasparrini@anche.no): “Le parole fanno male”
Il sessismo viene veicolato dal linguaggio di tutti i giorni, e in questo lavoro è ben supportato da tutta una serie di categorie di immagini e di abitudini. Moltissime parole ed espressioni idiomatiche sono degli insulti sessisti, o comunque replicano stereotipi sessisti, malgrado siano adoperate con l’indifferenza del luogo comune non solo da persone di ogni genere sessuale, ma anche da mezzi di informazione generalisti.
Il nostro comune sentire ci ha reso particolarmente sensibili ad espressioni lesive della dignità di molti gruppi sociali; e proprio questa sensibilità particolare nei confronti di alcune realtà spicca come inspiegabile di fronte all’assenza di attenzione nei confronti del sessismo linguistico.
Ha senso riconoscere le espressioni sessiste come tali? Perché andrebbe fatta una revisione del lessico quotidiano – privato e pubblico – in chiave antisessista? E’ “ancora” possibile farlo, e come? Questo intervento cercherà di fornire esempi di espressioni e di condotte linguistiche utili per rispondere a queste domande.
Paolo Poccetti (poccetti@lettere.uniroma2.it) e Francesca Dragotto (dragotto@lettere.uniroma2.it): “Lingue con il genere e lingue senza genere: un confronto in chiave sessista”
Scontato nella nostra lingua – e in generale nella famiglia linguistica indoeuropea – in special modo per marcare il femminile rispetto al maschile, il genere costituisce una classe nominale non solo non necessariamente associata al tratto [+ femmina], ma, a seconda delle lingue considerate, correlata a fattori quali l’animatezza, la razionalità, la forza. Questa varietà, unita al fatto che nelle lingue in cui questa categoria si realizza si trovano attestati da uno a venti generi diversi, fa si che occorra rivalutare la questione del genere anche da un punto di vista squisitamente linguistico; un punto di vista che potrebbe risultare utile ad evidenziare la vera natura del sessismo esercitato per mezzo della lingua.
Conclusioni