Aula Magna della Cavallerizza, via Verdi 9, Torino
per GeS interverrà Stefania Cavagnoli
Premesse al convegno
E’ attraverso le parole che esistiamo. Ciò che non si nomina non esiste.
Quando parliamo e scriviamo, l’uso che facciamo del linguaggio riflette e influenza il nostro modo di pensare e di agire; è il principale mezzo di espressione del pregiudizio e della discriminazione.
Nel nostro Paese il linguaggio è utilizzato ancora in modo “discriminatorio”, continuando a veicolare pregiudizi e stereotipi che trasmettono contenuti culturali e rappresentazioni delle donne legate ai ruoli tradizionali e rendendo perciò difficoltoso il percorso di rimozione degli stereotipi di genere. Infatti, nonostante la crescita delle donne in ruoli, professioni e carriere considerate maschili, vi è una “resistenza” nell’uso della lingua a riconoscere questo cambiamento, lingua che usa ancora il maschile attribuendogli una falsa neutralità. Questo è un segnale che non è avvenuta un’adeguata trasformazione culturale.
Dalle nostre parole dipende anche quale tipo di società vogliamo essere o diventare, cioè è importante non solo ciò che vogliamo esprimere, ma anche come ne parliamo.
Purtroppo abbiamo assistito negli ultimi anni, ad un crescente e allarmante uso di un linguaggio violento e sessista, in ogni contesto, ma prevalentemente sui social media.
Anche il linguaggio usato dai media, purtroppo è ancora poco rispettoso del genere e ancora troppo spesso intriso di stereotipi. Parlare, per esempio di raptus, passione, troppo amore, in caso di femminicidio è ancora oggi troppo spesso una realtà che si legge sui nostri quotidiani.
Partendo da queste considerazioni, e per approfondire queste tematiche la Commissione Regionale Pari Opportunità ha organizzare un convegno che coinvolge vari soggetti che su questo tema hanno dibattuto, monitorato il fenomeno, proposto soluzioni: se vogliamo creare una società in cui la parità sia strutturale, si può partire anche dal linguaggio: dall’uso delle parole può iniziare il cambiamento.