Ciclo di incontri:

In che ruolo giochi?

Lo sport in una prospettiva di genere

Premessa

Lo sport rappresenta un ambito pubblico importante nella nostra società, sia sul piano della pratica sportiva che dell’immaginario simbolico. E, come accade anche per altri ambiti sociali, non è neutro rispetto al genere.

E’ infatti possibile evidenziare come all’interno del mondo dello sport siano presenti pregiudizi e disparità tra uomini e donne: sul piano dei diritti, delle pratiche, delle rappresentazioni, del riconoscimento economico. Allo stesso tempo, tuttavia, lo sport può rappresentare un ambito di trasformazione e cambiamento, anche per il suo forte legame con il corpo. Il corpo rappresenta infatti il “mezzo” attraverso cui siamo visti e in cui ci vediamo ed è soggetto, oggetto e strumento della pratica sportiva. Il modo in cui si definiscono i rapporti complessi fra sport, genere e corpi, è determinante anche nel definire e condizionare altri ambiti e pratiche sociali.

Questo ciclo di incontri vuole offrire l’occasione di avviare un confronto e una riflessione sul rapporto tra genere e sport, con una specifica attenzione ad alcune principali questioni: dall’accesso alle possibilità di affermazione, dalla valorizzazione all’intersezione con altre dimensioni quali quella educativa, normativa, economica, di rappresentazione nel discorso pubblico.

Tre appuntamenti per approfondire temi ancora troppo poco considerati sia nel dibattito scientifico che in quello pubblico. Un confronto a partire dalla prospettiva di studiose, atlete, professioniste, che vivono lo sport da posizioni diverse, che occupano questo campo in modi diversi, a partire dalla domanda: e tu, in che ruolo giochi?

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1 Marzo 2019, ore 18

 “Donne e sport: educazione, pregiudizi e stereotipi”

Gioia Virgilio, “Coordinatrice del progetto “Donne e Sport” per l’Associazione Orlando e Silvia Lolli, insegnante di educazione fisica e sociologa dello spo curatrici del libro: “Donne e Sport: riflessioni in un’ottica di genere”;

Francesca Dragotto, (Università di Roma Tor Vergata, Centro di ricerca Grammatica e sessismo) e Stefania Cavagnoli, (Università di Roma Tor Vergata, Centro di ricerca Grammatica e sessismo): “Che genere di sport? La prospettiva delle scienze del linguaggio.”

Nel primo dei tre incontri verrà presentata una fotografia della situazione italiana, quando donne e sport si incontrano: i numeri, le normative, le leggi, le pratiche educative, fra ieri e oggi.

Nella seconda parte l’accento sarà posto sulle rappresentazioni: il modo in cui il corpo viene chiamato, i significati e i simboli che fondano la sua immagine e danno senso all’esperienza quotidiana. I riferimenti saranno alle questioni linguistiche e mediatiche, un focus particolare sarà rivolto alle rappresentazioni del calcio femminile.

8 Marzo 2019, ore 16

 “Le azzurre:  il calcio femminile fra successi, diritti e prospettive”

Patrizia Panico, calciatrice e allenatrice della nazionale maschile under 16;

Rappresentanti realtà calcistiche trentine

Dal 7 Giugno al 7 Luglio si svolgeranno i Mondiali di calcio femminile in Francia. L’Italia ha centrato una storica qualificazione. A testimonianza di un movimento in crescita. Crescono i numeri di praticanti e tesserate, ma anche di donne che assumono ruoli e incarichi dirigenziali; migliorano gli standard organizzativi; c’è una maggiore attenzione mediatica (e commerciale) a livello internazionale. A partire dal 2015, la Figc ha realizzato varie riforme che hanno portato profondi cambiamenti nell’ambiente calcistico femminile italiano. Qual è la realtà sportiva che vivono oggi le calciatrici? Quali le norme? I diritti? Le prospettive?

20 Marzo 2019 (?), ore 18: “Nello sport, oltre lo sport: genere e cultura paralimpica”

–  Claudia Cretti, paraciclista, ASD Born to Win

–  Associazione art4sport

– Rappresentati realtà sportive paralimpiche trentine

Lo sport paralimpico è in crescita all’interno del panorama italiano, un ambito in grado di contagiare virtuosamente la cultura (non solo sportiva) del nostro paese. Un incontro che parte dall’esperienza delle protagoniste di questo movimento, che sta conoscendo importanti risultati e modelli, tanto vincenti quando rappresentativi e comunicativi: come si inserisce il genere all’interno di questo quadro? Quali gli ostacoli e le prospettive in Italia? In che modo l’appartenenza di genere si intreccia con la disabilità generando opportunità e/o vincoli?