Link alla presentazione sul catcalling – laboratori 1A e 2A (5 maggio 2021, ore 8.30-13.00)

Link alla presentazione sul bodyshaming – 4P e 3 (6 maggio 2021, ore 8.30-10.30); 3H (12 maggio 2021, ore 11.00-13.00)

Link alla presentazione dell’incontro di restituzione

Calendario degli incontri

5 maggio

Ore 8.30/10.30 LAB 1°

Ore 11.00/13.00 LAB 2°

6 maggio

Ore 8.30/10.30 LAB 4P + 3°

Ore 11.00/13.00 LAB 2N

12 maggio

Ore 11.00/13.00 LAB 3H

Spettacolo teatrale: giovedì 13 maggio 2021

Ore 10.00/11.00 (primo gruppo)

Ore 11.00/12.00 (secondo gruppo)

Ore 12.00/13.00 (terzo gruppo)

24 maggio

Ore 8.30/10.30 LAB 4P + 3°

Ore 11.00/13.00 LAB 3H

25 maggio alice

Ore 8.30/10.30 LAB 2°

Ore 11.00/13.00 LAB 2N

26 maggio alice

Ore 8.30/10.30 LAB 1°

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Formatrice senior: Francesca Dragotto

Formatrici junior: Alice Migliorelli, Giulietta Stirati

Abstract del progetto

Educare la cittadinanza in modo responsabile e paritario significa promuovere una cultura dell’uguaglianza, all’interno della quale la diversità, come nel caso di quella tra uomini e donne, viene concepita come risorsa e non come elemento discriminante.  Il progetto Donne come noi ha come obiettivo quello di generare consapevolezza negli adulti e nei ragazzi usando il teatro come strumento di sensibilizzazione per quanto riguarda le questioni di genere raccontando i successi delle donne e proponendo una galleria di modelli a cui ispirarsi. Vogliamo in questo modo allargare gli orizzonti dell’immaginazione delle ragazze e delle donne.

Descrizione del progetto

Educare la cittadinanza in modo responsabile e paritario significa promuovere una cultura dell’uguaglianza, all’interno della quale la diversità, come nel caso di quella tra uomini e donne, viene concepita come risorsa e non come elemento discriminante. 

Il progetto Donne come noi intende affrontare la questione della disuguaglianza di genere, che è ancora molto forte in Italia e rappresenta un serio limite allo sviluppo del Paese. Negli ultimi decenni le donne sono riuscite a ridisegnare gli equilibri della società in una direzione più paritaria, hanno conquistato spazi professionali che prima erano loro preclusi e hanno ridisegnato gli equilibri all’interno della famiglia. Tuttavia la strada da percorrere è ancora lunga.

La cittadinanza è una conquista delle donne anche se a lungo si è cercato di negarla. È stato un lungo percorso  iniziato dal dopoguerra costellato di infaticabili lotte a dimostrazione del fatto che si può pretendere ed ottenere.  Grazie a importanti battaglie da oltre 30 anni, le donne in età lavorativa, hanno un livello di istruzione pari o superiore a quello dei coetanei maschi. In Italia lavorano solo il 48,8% di loro a dispetto del 66,8% degli uomini: sono i peggiori dati d’Europa, fatta eccezione per la Grecia. Inoltre secondo dati del 2016 circa 30.000 madri hanno scelto di lasciare il lavoro per occuparsi dei loro figli. Scelta che dimostra come sia ancora difficile nel nostro Paese conciliare maternità e lavoro, soprattutto se si percepiscono redditi bassi che impediscono di accedere a servizi di cura sia pubblici che privati, come asili e babysitting. Questa situazione si riflette nei ruoli apicali e di potere. In Italia ci sono 6 rettrici e 76 rettori, 5 ministre e 13 ministri, 5.000 amministratrici delegate e 17.000 amministratori ed una disparità di salario tale che porta a una pensione che per le donne è il 37% in meno di quella di un uomo.

Il problema della disparità è profondamente complesso ed esige interventi a più livelli. Occorre che la politica scardini l’attuale modello di welfare, basato sul lavoro gratuito e garantito delle donne all’interno delle famiglie, e che contribuisca con le leggi a riaffermare il ruolo maschile nell’accudimento dei figli. Occorre che le aziende trasformino la propria cultura, favorendo l’ingresso di forza lavoro femminile e ridisegnando gli ambienti e i processi del Welfare aziendale. Ma nulla di tutto ciò sarà efficace se parallelamente non avverrà una presa di coscienza da parte delle donne circa le proprie reali possibilità e opportunità.

Nel caso del rapporto uomo-donna, educare le nuove generazioni all’individuazione e al riconoscimento dei relativi stereotipi significa occuparsi dei ruoli che la società, per cultura e tradizione, associa a un determinato sesso piuttosto che a un altro, concependo tale diversità come il frutto e la naturale conseguenza di una diversità biologica tra uomo e donna.

Una prassi per difendersi dai cui effetti risulta necessario, da parte di chi opera a vario titolo nell’ambito dei processi educativi, possedere una giusta dose di consapevolezza della non neutralità delle culture e delle lingue e dei linguaggi che le esprimono.

Lobiettivo generale che si pone il progetto è sensibilizzare i giovani sulle questioni di genere attraverso luso del teatro. Il teatro è un potente strumento di sensibilizzazione: vogliamo raccontare i successi delle donne per proporre una galleria di modelli a cui ispirarsi. Per realizzare l’empowerment femminile, abbiamo bisogno di allargare gli orizzonti dell’immaginazione delle ragazze e delle donne, facendo loro credere possibile ciò che fino a ieri non era neanche ipotizzabile.

Verranno quindi fatti laboratori formativi per studenti ed insegnanti di 30 classi di Roma e provincia.

Modalità di realizzazione del progetto

Il linguaggio del teatro è un ottimo strumento di sensibilizzazione e formazione per quanto riguardo le questioni di genere. Nel periodo della crescita è di fondamentale importanza fare i conti con la propria identità di genere per affrontare serenamente e con maggiore consapevolezza il proprio futuro, sia dal punto di vista affettivo che professionale. Il nostro sguardo, i nostri desideri devono andare oltre le aspettative e i condizionamenti ancora radicati sulla maschilità e la femminilità. Questo processo di affrancamento da vecchi luoghi comuni radicati nella nostra educazione, è necessario per definire con maggiore chiarezza quali siano i nostri i reali interessi e desideri.

Nel Lazio verranno coinvolte 30 classi e sono previsti i seguenti laboratori per docenti ed alunni:

PRIMA FASE: I LABORATORI PER DOCENTI

È previsto uno specifico corso di formazione per i docenti di 25 ore in cui si forniranno agli insegnanti un’approfondita conoscenza degli stereotipi, in particolare di quelli legati a uomini e donne, e dei loro ambiti di creazione, azione e trasmissione. Ci cercherà inoltre di sviluppare senso critico in relazione al riconoscimento e all’abbattimento degli stereotipi di genere, causa anche di dispersione scolastica e di una scarsa rappresentatività di donne nelle professioni legate alle discipline STEM e degli uomini nelle discipline legate all’educazione. Sarà fatto un focus per incrementare la conoscenza giuridica volta alla promozione dell’equità di genere. Nello specifico il corso toccherà i seguenti moduli:

CITTADINANZA ATTIVA E CONSAPEVOLE (4 ore)

  • cos’è
  • come si costruisce nell’infanzia, nell’adolescenza e nella prima età adulta a scuola e negli altri contesti
  • a scuola di Costituzione

CITTADINANZA PARITARIA (4 ore)

  • cittadine e cittadini: identità e ruoli
  • cos’è la parità di genere
  • cos’è genere e cosa non è
  • la parità tra sentimento individuale e sfida sociale
  • i linguaggi dell’identità individuale e sociale

LABORATORIO MULTIMEDIALE ON-LINE: “Come parla la città” (5 ore)

  • Toponomastica stradale (nomi di strade e segnaletica stradale)
  • Cartellonistica pubblicitaria e altre forme di marketing

COSTRUZIONE E DECOSTRUZIONE DI STEREOTIPI (4 ore)

  • cosa sono gli stereotipi
  • quali sono
  • come si formano
  • come si riscrivono nel corso della vita
  • cosa comportano per l’individuo e nella società

LABORATORIO MULTIMEDIALE: “Come ricostruire la città” (5 ore)

  • progetto “una strada per…”
  • censimento toponomastico e altre forme di reperimento e organizzazione dei dati offerti dal territorio e dalle strutture sociali
  • memory street
  • i numeri delle professioni e delle professionalità

MODULO CONCLUSIVO (3 ore)

I/le partecipanti si confronteranno sui contenuti acquisiti e presenteranno un progetto sviluppato in gruppo in funzione delle specificità dell’istituzione e/o del territorio in cui si opera.

SECONDA FASE: I LABORATORI PER GLI STUDENTI NELLE SCUOLE

Il percorso educativo pensato per gli studenti delle scuole secondarie è così strutturato:

Primo incontro:

Attraverso giochi di ruolo, esercizi di concentrazione, di ascolto dell’altro, di condivisione, gli studenti e le studentesse vengono sollecitati a ragionare su concetti di parità, libertà, autodeterminazione e sugli stereotipi di genere più comuni.

Verranno poi approfondite le tematiche trattate dallo spettacolo.

L’incontro si svolge in classe. Durata: 2 ore

Visita studio presso lArchivio Nazionale dellUnione Donne Italiane:

E’ prevista una visita studio di una mattinata presso l’archivio nazionale dell’Unione Donne Italiane che si trova presso la Casa Internazionale delle Donne di Via della Lungara19. Questo archivio è stato riconosciuto come luogo di notevole interesse storico fin dal 1987 dalla Sovrintendenza dei beni culturali.

Questa mattinata di studio servirà per parlare della storia delle Donne e per continuare sempre in modo laboratoriale e non frontale la decostruzione degli stereotipi di genere.

Durata visita studio: 3 ore

Spettacolo e secondo incontro:

Subito dopo la visione della versione breve dello spettacolo Donne Come Noi gli studenti vengono coinvolti in un dibattito con gli attori, i testimoni, i protagonisti delle storie raccontate nella drammaturgia, esperti e voci autorevoli in materia. Questa occasione di confronto permette ai ragazzi di esprimersi “a caldo”, e di riflettere su quanto visto in scena.

Durata: 30 minuti di spettacolo e 1 ora di dibattito con protagonisti e/o esperti

Terzo incontro:

Si entra nel vivo delle tematiche specifiche con l’analisi delle storie affrontate dallo spettacolo. L’esempio di donne che grazie alla propria tenacia hanno realizzato quello che avevano profondamente a cuore può stimolare gli studenti a considerare quanto sia importante avere degli obiettivi e perseguirli.

L’incontro si svolge in classe. Durata: 2 ore

TERZA FASE: LO SPETTACOLO DONNE COME NOI

Lo spettacolo Donne come noi di Giulia Minoli e Emanuela Giordano è tratto dall’omonimo libro edito da Sperling&Kupfer, scritto da Donna Moderna. Donne come noi è dedicato a 100 storie di italiane che hanno raggiunto traguardi importanti. Lo spettacolo racconta storie di donne italiane contemporanee che con tenacia, competenza e coraggio hanno realizzato le loro ambizioni professionali. Il canto accompagnato da pianoforte, violoncello, chitarra e percussioni s’intreccia con le storie che si succedono una dopo l’altra, in un andamento concertato. Donne come noi racconta figure femminili di età diverse accomunate dalla capacità di superare i propri limiti, trasformando le difficoltà in opportunità, abbattendo gli stereotipi e diventando fonte di ispirazione.

Obiettivi del progetto

Lobiettivo generale che si pone il progetto è sensibilizzare alunni ed insegnanti sulle questioni di genere attraverso luso del teatro. Il teatro è un potente strumento di sensibilizzazione: vogliamo raccontare i successi delle donne per proporre una galleria di modelli a cui ispirarsi. Per realizzare l’empowerment femminile, abbiamo bisogno di allargare gli orizzonti dell’immaginazione delle ragazze e delle donne, facendo loro credere possibile ciò che fino a ieri non era neanche ipotizzabile.

Gli obiettivi specifici sono:

  1. Promuovere la cittadinanza attiva attraverso la conoscenza di una cultura dell’uguaglianza, all’interno della quale la diversità, come nel caso di quella tra uomini e donne, viene concepita come risorsa e non come elemento discriminante.
  2. Offrire percorsi concreti e proposte operative per educare a una cittadinanza attiva e paritaria.
  3. Sensibilizzare gli studenti delle scuole secondarie e stimolarli a riflettere sulle differenze di genere usando come strumento il teatro. Nello specifico si stimolerà ad analizzare luoghi comuni, stereotipi di genere e modelli “indotti”: l’obiettivo è naturalmente quello di superarli, vogliamo “cambiare gli occhiali” con cui guardano la loro quotidianità personale e professionale.
  4. Formare gli insegnanti sull’importanza delle questioni di genere e su come affrontarle con i loro studenti in modo da aiutarli a porsi con un punto di vista differente e coinvolgente per i ragazzi.
  5. Fornire modelli di buone pratiche di equità nella lingua, nei linguaggi e nel mondo delle cose.
  6. Definire e fornire gli strumenti necessari per una consapevole costruzione di sé e della propria identità di genere.

Il progetto verrà realizzato in collaborazione con l’Associazione CO2 Onlus ed in partenariato con UDI – Unione Donne Italiane, con il Centro di ricerca “Grammatica e sessismo” dell’Università di Roma”Tor Vergata” e con Donna Moderna.

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Materiali

Video su Alfonsina Strada

Video calciatrice

Titolo su Chiara Montanari

“Same but not equal”: la storia ignorata di Ondina Valla

Football e donne: la provocazione della nazionale Norvegese

Roberto Bolle alla scala

Swiffer doorbell (Francia)

Swiffer manager

“Tanisha vuole essere famosa e le persone “brutte” non lo diventeranno mai”, teorizza mamma Carla con i tabloid. Lei, che vive a Borehamwood, Herts, ha detto alla rivista Closer: “Tanisha per ora non è la più bella delle ragazze, non mi interessa molto della sua educazione, ma del suo aspetto. Avrà bisogno di affidarsi al suo aspetto per andare avanti nella vita, avrà bisogno di essere perfetta. Le persone brutte non portano da nessuna parte in questi giorni. Al momento ama il look Kardashian con il grosso lato B, le tette e le labbra imbronciate. Ha intenzione di ottenere impianti di silicone da quando ha 16 anni e io la sostengo pienamente. Se vuole essere un’influencer di successo e una star, allora dovrà adattarsi all’aspetto del tempo, quindi la chirurgia è l’opzione più ovvia. È bella, ma la chirurgia la renderà più bella. Il sedere di mia figlia va migliorato, è ancora troppo piatto e potrebbe ostacolarla nella carriera dei suoi sogni”. E nonostante conosca i pericoli dell’operazione che ha programma, compreso il fatto che molti sono morti a causa dell’intervento chirurgico, “farlo è l’unica cosa che conta”, rischi o non rischi (Italiastar Magazine del 7 agosto 2019).[1]


[1] https://www.italiastarmagazine.it/cronaca/sedere-e-seno-non-vanno-faccio-rifare-mia-figlia-dai-chirurghi-10473.

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