Rete interistituzionale con principali partner: Regione Lazio, Università di Roma “Tor Vergata”, PTV, Ordine degli psicologi, ASL ROMA5 e ASL RoMA6, Ufficio del garante pe rl’infanzia e l’adolescenza, Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia locale, Rete dei consultori

La presentazione della rete interistituzionale avrà luogo il 6 ottobre 2022, dalle 8.30 alle 13.30, presso la Scuola allievi marescialli e brigadieri dei Carabinieri di Velletri (RM).

Per GeS interverrà Francesca Dragotto come esperta nominata dalla Procura di Velletri e referente per l’ateneo.

Nell’ambito di Con Te, GeS realizzerà un’edizione speciale del corso CAP, in convenzione con la Procura di Velletri, che partirà il 17 ottobre 2022, alle ore 17.

Sintesi dell’incontro

“Tor Vegata” e PTV nel progetto “Con te in rete contro la violenza”

Un corso di formazione e una piattaforma informatizzata non solo per contrastare la violenza ma soprattutto per supportare le vittime

Il progetto si chiama “Con te in rete contro la violenza”, e il titolo è la sintesi perfetta dei punti fondamentali e gli obiettivi chiave. 

Primo fra tutti la rete. “Se c’è una cosa che abbiamo imparato dall’esperienza pandemica” ha fatto notare Alessio D’Amato, assessore regionale alla sanità, “è che un lavoro coordinato e organizzato tra professionisti è più efficace e dà risultati migliori”.  Nella splendida cornice  della scuola Marescialli e Brigadieri dell’Arma dei carabinieri di Velletri, i rappresentanti di tutte le istituzioni coinvolte (procuratori della Repubblica, Università e Policlinico “Tor Vergata”, forze dell’ordine, psicologi, avvocati, sindaci di 30 comuni, ecc.) si sono incontrati il 6 ottobre e hanno aderito al progetto (ideato e realizzato dalla Procura della Repubblica di Velletri e Asl Roma 6, finanziato dalla Regione Lazio Area Pari Opportunità). 

Apre l’incontro il Procuratore capo del tribunale di Velletri Giancarlo Amato, molto attivo sul contrasto alla violenza di genere e verso soggetti fragili in generale, soprattutto nel promuovere percorsi specifici nelle scuole. Perché, come sottolinea all’inizio del suo intervento, la violenza non è solo di tipo sessuale, è un fenomeno più ampio, che vede come costante la prevaricazione del forte sul debole. 

Il progetto “Con te” è il presente delle iniziative della procura di Velletri, è l’ultimo dei traguardi di un percorso iniziato l’8 marzo 2018, quando viene sottoscritto un protocollo operativo interistituzionale in cui sono individuate una serie di regole, da aggiornare nel tempo, da applicare su tutto il territorio dove si verificano quei fatti da contrastare. Si è iniziato in questo modo  a fare gioco di squadra, una sinergia tra professionisti, rispettando ognuno i propri ruoli ma concorrendo allo stesso obiettivo. L’interistituzionalità, vista come un valore aggiunto, che vede coinvolti: l’autorità giudiziaria e la polizia giudiziaria (con attività di repressione degli atti criminosi, in un approccio di prevenzione); enti locali; Regione (che ha l’autorità per l’infanzia); sindaci, comuni; Policlinico Tor Vergata, che è a un ottimo livello di contrasto; ordini professionali (psicologi, avvocati); mondo della scuola, che ha un ruolo fondamentale perché, dice il procuratore, “è il mondo del futuro, è terreno molto ricettivo per insegnare il rispetto dei valori della legalità e della parità di genere”.

La professoressa Francesca Dragotto ha partecipato nella veste di direttrice del centro di ricerca “Grammatica e sessismo” dell’Università di Roma “Tor Vergata” come delegata del rettore per le pari opportunità, coordinatrice del corso annuale di alta formazione in “Cittadinanza attiva e paritaria. La decostruzione degli stereotipi sociali per prevenire e contrastare la violenza di genere”, corso che, per l’occasione, sarà in convenzione con la procura di Velletri e le reti di ambito delle scuole del Lazio. Perché è sui giovani e i contesti a loro più vicini, come la scuola, che bisogna agire per abbattere quegli stereotipi che si introiettano fin da piccolissimi. Spiega la professoressa “Gli stereotipi di genere si formano tra i 30 e 36 mesi. Esiste una predisposizione specespecifica al pregiudizio ‘buono’, quello cognitivo. I pregiudizi si radicano nella cultura nelle prime fase dell’età evolutiva. […] Quando imparo le parole della mia lingua mi porto dietro gli stereotipi di genere, introiettando l’esposizione alla propria società, i codici della società. Sradicando e cambiando questi codici abbiamo la possibilità di ridurre gli effetti di un fenomeno che troppo facilmente si radica”.

Anche Cristiano Camponi, direttore generale ASL ROMA 6 vede le scuole in una posizione di fulcro, perché la prevenzione è il cuore dell’azione della sanità. Ribadisce l’importanza della collaborazione e sinergia tra istituzioni e professionisti, leggendo il logo da questa prospettiva: “È un abbraccio stilizzato, tra istituzioni e, soprattutto, tra queste e le vittime e l’abbraccio è l’antitesi della violenza”. 

Secondo punto: le vittime, il te del titolo. Un focus importante è stato dedicato alle vittime, a come approcciarle e sostenerle nel percorso di denuncia e, in particolar modo, sul post-denuncia. Il progetto mira alla creazione di un vero e proprio vademecum, un prontuario che possa guidare, durante l’emergenza, tutte le figure coinvolte, per sapere come muoversi e farlo al meglio, indicando per esempio i centri di accoglienza e assistenza per la vittima.

Il Sostituto Procuratore della Procura di Tivoli, il dottor Andrea Calice ha illustrato come, finalmente, il legislatore imponga che in 3 giorni si debba obbligatoriamente prendere contatto con la persona offesa e si debba prestare molta attenzione a tutte le fasi, anche al post arresto; la cura nell’informare, in maniera comprensibile per tutti, soprattutto per la vittima di un codice rosso, di tutto ciò che accade, passo passo, nel percorso del post denuncia. L’importanza di quello che il procuratore definisce “vicinanza di linguaggio”. La vittima deve sapere tutto quello che accade e che può fare, per una tutela più efficace. Fondamentale è il momento di ascolto della vittima, liberandosi di modelli culturali e neutralizzando pregiudizi e stereotipi, apprendendo tecniche di esame adeguate in un atteggiamento di apertura e accoglienza. Questo è possibile attraverso una formazione mirata e di qualità di tutto il personale coinvolto.

Il dottor Giuseppe Quintavalle, direttore generale del Policlinico Tor Vergata, pone l’accento sull’importanza delle emozioni. “Si deve lavorare sulle emozioni. La formazione non è un obiettivo ma un obbligo. Si deve lavorare anche su un cambiamento radicale delle proprie conoscenze. Solo in questo modo se intercettiamo un bisogno di aiuto sappiamo cosa fare, siamo in grado di interagire in maniera formata con una persona che ha subito un’esperienza terribile”. “Cambiare è difficile” continua Quintavalle “ci vogliono i formatori del cambiamento. E vanno formate più persone possibili”. Il direttore individua nella presa in carico il momento più difficile: identificare la violenza, supportare la vittima, stimare il rischio al fine della sua tutela, documentare la violenza, indirizzare la vittima. Questi non sono dei percorsi diversificati nel tempo, vanno fatti tutti nell’immediato, tempestivamente, soprattutto nell’individuazione della violenza e della sua entità, con un approccio attivo, identificandosi precocemente con la vittima, sostenendola. La ricetta per un cambiamento, secondo Quintavalle è la seguente: considerare la questione un problema di salute pubblica; sensibilizzare e formare gli operatori e le operatrici nelle strutture sanitarie e sociali; promuovere l’autodeterminazione della donna; sconfiggere l’omertà; concentrare più risorse sull’azione preventiva che è quella che dà maggiori risultati. Al momento gli operatori formati sono 60. “Un successo discreto, su cui bisogna migliorare” osserva il dottore, individuando nelle cause un interesse forse limitato, ma anche turni intensi in pronto soccorso in un momento storico non facile. 

Per assicurare una buona comunicazione e il monitoraggio nel contrasto alla violenza di genere, viene creata una rete stabile di collaborazione supportata da una piattaforma informatizzata, per mettere in contatto tutti gli attori coinvolti e accumulare dati informativi da condividere. Una strumentazione di alto livello,  la piattaforma Con te avrà un duplice ruolo: rendere accessibili informazioni al cittadino, gestire ed elaborare dati e perfezionare gli approcci integrati. La ricchezza di questo progetto sta nell’esperienza che ogni figura porta con sé: i pezzi che ognuno mette a disposizione si incastrano formando un puzzle, un unico quadro.

Per esempio il Colonnello Michele Angelo Lorusso, Comandante Scuola Marescialli e Brigadieri di Velletri delinea le modalità in cui dev’essere affrontata una denuncia: dopo un primo intervento si passa alla raccolta della dichiarazione, che va videoregistrata, possibilmente alla presenza di una persona di fiducia. Anche per evitare alla vittima di ripetere innumerevoli volti i fatti, rivivendo il trauma ad ogni racconto. Lo scopo è dare ascolto alle vittime, farle sentire comprese, accolte, sia loro stesse sia le loro emozioni individuali, dando risposte e informazioni.

La dottoressa Vera Cuzzocrea, rappresentante dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, ha affrontato la questione del ruolo di supporto e affiancamento ricoperto dagli psicologi in tutto il percorso: possono orientare e bilanciare tra la tutela della vittima e l’ottimizzazione dell’indagine per arrivare al responsabile. La presenza degli psicologi ora è prevista a livello normativo e si stanno rivelando fondamentali, soprattutto per l’abbattimento di pregiudizi cognitivi, purtroppo ancora molto radicati, come già sottolineato dalla professoressa Dragotto e anche dal vicequestore Tiziana Latino che racconta “Spesso le donne non si identificano come vittime. Il loro coinvolgimento emotivo nella denuncia non permette di riconoscersi come vittima: denunciare il proprio compagno, marito, il padre dei propri figli, è anche e soprattutto un fatto privato; da sempre è culturalmente stabilito che la donna deve sopportare per il bene dell’unità famigliare. Quindi non è un problema della donna ma della società civile”.

Torna dunque la formula-chiave: educazione e prevenzione. La tutela della vittima non è solo repressione del colpevole, ma operazione di scavo nelle radici della cultura per cui la figura del maschio è superiore alla femmina. Non mero contrasto con gli strumenti classici investigativi e repressivi, ma intervento preventivo, scoraggiando i fenomeni, intercettando il minimo segnale, informando e  formando contro stereotipi sociali e retaggi culturali. In quest’ottica la Polizia di Stato promuove la campagna Questo non è amore per informare e aiutare le persone mettendole in contatto con specialisti e ha attivato il Protocollo EVA con cui codifica le modalità di intervento in caso di liti: consiste nella compilazione di una check list con domande obbligatorie per avere una fotografia della ‘temperatura’ all’interno del nucleo famigliare, che va mandata in Questura e con la quale si va eventualmente a intervenire; infine dal 1 luglio 2021 è attivo il protocollo Zeus (dal nome del primo soggetto maltrattante) sottoscritto con un’associazione che si prende in carico i maltrattanti che accedono a un ciclo di colloqui per prendere coscienza ed elaborare i propri comportamenti, individuando così i problemi relazionali alla loro base, e si è rivelato uno strumento preventivo efficace, riducendo il rischio di recidiva.

Ulteriore strumento di contrasto è l’app gratuita YouPol con cui ci si può mettere in contatto con la Polizia, anche in maniera anonima, per segnalare situazioni di violenza domestica, bullismo, spaccio interagendo con testo, foto e video. I destinatari sono tutti, ma è ovvio che ci si è aperti a strumenti più vicini ai giovani proprio per coinvolgerli parlando il loro linguaggio. 

Il direttore generale Giulio Giorgio Santonocito dell’ASL ROMA 5 (soggetto coinvolto solo nel 2021, per colmare una mancanza degli anni precedenti, e per garantire uniformità territoriale) parla di uno scambio a doppia direzione, su 2 livelli: verticale ovvero tra istituzioni diverse (la procura, le forze dell’ordine, i comuni, l’associazionismo) e orizzontale, cioè fra enti simili. Con il progetto Codice Rosa l’Asl si è già dotata da tempo di uno strumento di assistenza a 360 gradi. “Non è solo uno sportello di accesso ai sistemi di pronto soccorso” specifica Santonocito “Ma in realtà è una porta che consente di entrare in un percorso di presa in carico profondo: non si limita al momento di pronto soccorso ma tende a coprire i momenti più difficili, anche il subito dopo la denuncia, che è il più delicato, quello in cui viene a mancare un appoggio sociale ed economico, in cui il soggetto è solo, e ha bisogno di un supporto, di una rete”.

Gli fa eco Roberto Corsi direttore generale della ASL ROMA 6: lo scopo delle 4 giornate formative (fino a febbraio 2023) è quello di armonizzare una rete multidimensionale in un sistema complesso e adattivo. E lo descrive con queste parole “Anche l’entrata in scena dei vari attori è difficile da determinare, non sono esattamente come una catena di montaggio. Gli agenti individuali agiscono in modo non sempre prevedibile. La base professionale equivale anche ad autonomia professionale, si possono prendere decisioni in maniera autonoma. È un’organizzazione non gerarchica con interessi comuni, che ha alla base impegno e fiducia”. “La pandemia ci ha insegnato anche questo” continua Corsi “L’approccio a fenomeni complessi ha bisogno di questo tipo di risposta. Un cambiamento necessario e che fa paura, lo si rifugge, ma senza cambiamento non può esserci progresso. Bisogna vederlo come un’opportunità, come una crescita”. Nella ‘cassetta degli attrezzi’ per i professionisti coinvolti c’è questo: la formazione.

Roberto Antonelli dirigente comandante Polizia locale di Ciampino Rocco Pinnerai Ufficio scolastico regionale hanno insistito sull’importanza del coinvolgimento delle scuole come strumento di prevenzione, per insegnare empatia e rispetto, soprattutto per interloquire e saper assistere le vittime. “Quattro anni fa abbiamo piantato un seme che è oggi una pianta che cresce e diventa consapevolezza, diventa una rete solida di servizi e professioni” ha concluso il dottor D’Amato con giustificata soddisfazione.

A cura di Sara Cambi, dell’ufficio stampa di Ateneo