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I nostri abiti impattano sul cambiamento climatico più dei voli intercontinentali e delle spedizioni commerciali. Ma la sostenibilità nel settore del fashion non riguarda solo l’ambiente. La moda incide anche sulla cultura, sulla parità di genere, sull’inclusione sociale, sulla body positivity. La moda insomma non è neutrale, ma prende posizione sulla sostenibilità e può farlo anche uscendo dalla propria bolla.
KPI6 e IZILab, divisione digitale di IZI SpA, hanno deciso di raccontarlo in un incontro online, il 14 aprile, dal titolo ‘Out of the bubble:dalla sostenibilità al metaverso e all’inclusività’. Con Andrea Modica Bosinco, manager di IZILab e Board Member di IZI SpA, e Carmine Tauriello, Head of Customer Support & Content Creator di KPI6, ne discutono Gianluca Giansante, partner di Comin & Partners; Elisa Mercanti, data scientist e autrice dell’analisi per IZILab; Francesca Dragotto, docente nella facoltà di Lettere e Filosofia dell’università di Tor Vergata e Giovanni Faccioli, partner di Deloitte.
Un confronto reso possibile dalle analisi effettuate dai data scientist di IZILab che, utilizzando le più moderne tecniche di machine learning e AI, hanno elaborato i dati catturati sul web e sui principali social network per capire come e quanto si è parlato delle tematiche correlate alla sostenibilità nel corso di due eventi di riferimento del panorama della moda italiana e internazionale: la Milano Fashion week, con l’appuntamento di settembre 2021 e febbraio 2022, e la prima Metaverse Fashion Week, svoltasi a fine marzo 2022.
“Questo webinar è una tappa del percorso che come IZILab stiamo conducendo sulla sostenibilità ma anche sulla body positivity, che il digitale ha portato in superficie con ancora più forza. Grazie alla nostra data-scientist Elisa Mercanti, che ha lavorato sulle conversazioni online durante due appuntamenti topici per il settore moda, l’analisi di IZILab ha evidenziato le potenzialità e i limiti dei nuovi paradigmi del fashion, cercando di rispondere alla domanda se la moda è davvero uscita dalla sua bolla e dagli stereotipi, e di come il settore ha espresso il suo posizionamento. A corroborare la lettura dei nostri dati – dichiara Andrea Modica Bosinco – anche la linguista Francesca Dragotto, dell’università Tor Vergata, con il suo prezioso contributo sulla social analysis condotta e un approfondimento sui topic di ricerca: sostenibilità, inclusione, body positivity, digital e phygital”.
L’analisi che verrà presentata nel webinar, è stata realizzata con il supporto della tecnologia di web monitoring dei social network, messa a disposizione da KPI6, come spiega Carmine Tauriello, tra i relatori ed Head of Customer Support & Content Creator: “In data we trust. Una passione condivisa da KPI6 ed IZI che trova la sua massima espressione all’interno di questo webinar, dove le nostre tecnologie di Intelligenza artificiale e consumer intelligence incontrano le analisi di IZI per dar vita ad una colorata e fashion data-driven creativity“.
Ad accompagnare IZILab e KPI6 nel dibattito online, Comin & Partners, leader nella consulenza strategica di comunicazione e relazioni istituzionali. All’interno del suo Osservatorio sulla reputazione dei marchi del lusso, realizzato insieme a KPI6 e in partnership con Il Foglio della Moda, Comin & Partners ha analizzato migliaia di contenuti online sui brand della moda per definire indici di reputazione e tematiche principali di discussione. Come spiega Gianluca Giansante, partner di Comin & Partners che si occupa di comunicazione istituzionale e advocacy: “La reputazione rappresenta da sempre un asset strategico per le aziende – specie per quelle del fashion e del lusso – e il digitale ha imposto un’evoluzione che richiede nuovi metodi di analisi, per comprendere i propri pubblici di riferimento e individuare i fattori di vantaggio competitivo. È con questa consapevolezza – prosegue Giansante – che abbiamo sviluppato uno studio basato sulla metodologia del ‘web e social listening’ che ha esaminato le conversazioni in rete che menzionano i principali marchi del settore in Italia, per misurare la quantità e la qualità dei contenuti ed elaborare un’analisi della reputazione delle maison e un profilo del ‘fashion addicted’ italiano”.
Un trend analizzato laddove la GenZ parla e discute, con un osservatorio ad hoc su Instagram e Tik-Tok, di cui si discuterà nel webinar. Il tutto con il parere di una figura che fa del fashion il suo pane quotidiano da più di un decennio: Giovanni Faccioli, partner Deloitte, che interverrà su come si sta trasformando il mondo del lusso secondo i social e il web, con l’incursione, sempre più penetrante, della sostenibilità.
E se dalla reputazione non si può prescindere, il webinar avrà anche l’obiettivo di offrire spunti di riflessione sulla strada intrapresa dalla moda, con il contributo scientifico della linguista dell’università di Tor Vergata, Francesca Dragotto: “La moda ha avuto un’occasione preziosa nell’incontro con la sostenibilità, entrando in collisione con i temi correlati, come la body positivity e la diversity. In questo webinar vedremo come la moda ha giocato la sua parte, partendo dal presupposto che è il settore produttivo meno sostenibile, sia a livello ambientale che sociale. Tra gli aspetti analizzati attraverso le analisi condotte da IZILab, vedremo che la body positivity non si è legata alla diversity. La moda in sostanza – rimarca Dragotto – non sembra aver superato lo stereotipo della taglia 36. Ha tentato di intercettare e restituire una nuova consapevolezza sulle tematiche dell’inclusione e della body positivity ma è rimasta vincolata ad un’espressione che nel metaverso viene raffigurata con un avatar binario, maschio o femmina. Discuteremo inoltre – aggiunge la docente – di come sia rimasta troppo legata ad una (ri)costruzione storica di se stessa: una sedia vuota davanti ad uno specchio. Quasi un quadro di pittura metafisica e forse un’occasione mancata per uscire dalla propria bolla. Se la moda vuole fare un ‘washing’ reale su sostenibilità e inclusione, la strada da percorrere dovrà essere diversa e lontana dalla riproposizione del metaverso già visto in Second Life. La prospettiva che ci consegna la Metaverse Fashion Week, per esempio, rischia, a queste condizioni, di spostare poco” – conclude Dragotto.